Nel corso del mese di aprile 2020 è stato avviato a Belluno un nuovo servizio Caritas: si tratta di Casa Prade, una struttura di accoglienza per persone senza dimora. La casa, di proprietà del Comune e già abitazione del custode del cimitero di Prade, è stata affidata alla Caritas diocesana con un contratto di comodato gratuito per consentire a persone senza dimora, nel tempo dell’emergenza determinata dalla pandemia, di avere un luogo in cui poter stare, senza pericoli per sé e per gli altri. La casa potrà ospitare sei persone al massimo, data la necessità di garantire la distanza fisica prevista dalle disposizioni. L’esperienza proseguirà anche dopo il periodo attuale, dal momento che il problema dei senza dimora in città non è legato esclusivamente all’emergenza sanitaria, ma ancor prima alla necessità di alleviare il disagio di persone che, per le più svariate ragioni, non hanno un tetto sotto cui ripararsi e un letto nel quale dormire.
L’idea, condivisa tra Caritas diocesana e Comune già all’avvicinarsi dell’inverno, è giunta a concretizzazione in occasione dell’emergenza coronavirus, visto che tutte le indicazioni delle autorità sanitarie e delle istituzioni imponevano una severa limitazione dei movimenti e dei contatti sociali per prevenire il contagio, mentre era sotto gli occhi di tutti la realtà di persone che stazionavano di notte in diversi punti della città. Casa Prade non è semplicemente una struttura di accoglienza per l’emergenza, ma un progetto di accompagnamento di persone in difficoltà abitativa in vista di una autonomia da perseguire tramite una collaborazione tra servizi sociali del Comune e Caritas diocesana.
La sinergia positiva tra istituzione e volontariato si realizza mediante una rete di figure che, con diversi ruoli, professionali e non, accompagneranno gli ospiti con un progetto personalizzato. Lo stesso avvio del servizio è avvenuto in tempi brevi grazie all’impegno di Caritas e Protezione civile comunale per la messa in decoro della casa, l’attivazione delle utenze e l’arredo dei locali. L’obiettivo del progetto è di non lasciare nessuno nel degrado e nell’abbandono, facendo leva sulla comune responsabilità delle istituzioni e della comunità cristiana a servizio delle persone più deboli ed emarginate.
Nello stesso periodo dell’emergenza sanitaria un altro servizio Caritas, il piccolo dormitorio di Casa Emmaus, sito nella parrocchia di San Giovanni Bosco, ha cambiato pelle. Da struttura di accoglienza notturna si è trasformato in struttura residenziale, almeno per il periodo legato all’attuale emergenza. Questo ha comportato alcune modifiche dell’organizzazione della casa: la riduzione del numero degli ospiti, quattro al massimo a causa dell’obbligo del distanziamento fisico, e la fornitura dei pasti serali, essendo sempre garantita la possibilità di accedere alla mensa dei Frati Cappuccini di Mussoi per il pasto di mezzogiorno.
Appena le circostanze lo consentiranno, Casa Prade sarà inaugurata in modo formale, per rendere visibile agli occhi della comunità la bellezza dell’accoglienza e l’importanza del rispetto di ogni persona umana, particolarmente quando sperimenta la precarietà della propria condizione sociale.
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Numerosi sono stati i progetti proposti e seguiti dalla Caritas diocesana di Belluno – Feltre in proprio, in coordinamento con Caritas italiana e con la delegazione Caritas del Nord Est.
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