Introduzione
La missione di Caritas Italiana in Nepal si è svolta dall’11 al 18 Maggio 2015 con lo scopo di:

  • Esprimere la vicinanza e la solidarietà della Chiesa italiana alle vittime del terremoto;
  • Verificare e appoggiare il coordinamento degli aiuti e l’implementazione dell’Appello di Emergenza di Caritas Nepal (EA 08/2015);
  • Coordinarsi con le Caritas di altri paesi presenti in loco;
  • Conoscere la realtà ecclesiastica nepalese (congregazioni, vicariato)
  • Conoscere e creare relazione con altre realtà italiane presenti sul posto;
  • Osservare la situazione dei bisogni e l’intervento umanitario;
  • Favorire la comunicazione con la realtà civile, ecclesiale e Caritas in Italia.
  • Pianificare strategie per il futuro.

La missione è stata pianificata a due settimane dal sisma a seguito dell’invito di Caritas Nepal di non inviare personale in eccesso, e data la situazione di eccessiva congestione sia dell’ufficio Caritas Nepal ma anche della logistica della capitale in generale.

 

Il Contesto
Forma di Governo: Repubblica federale Superficie: 147 181 kmq
Popolazione: 26 494 504 ab. (cens. 2011) Densità: 180,01 ab./kmq
Coordinate: lat. 30° - 26° N; long. 80° - 88° E
Capitale: Kathmandu=Kāṭ hmāṇḍau 1 003 285 ab. (2011); Unità monetaria: rupia nepalese (100 paisa)
Indice di sviluppo umano: 0,54 (145° posto)


Il Nepal, che confina con India e Cina (Tibet), è un Paese uscito in tempi solo relativamente recenti da una lotta interna per la democrazia che ha visto violenze diffuse nel Paese, lo stato di emergenza e di guerra applicato più volte, una violenza diffusa, l’aumento dei crimini politici e solo a metà del primo decennio degli anni duemila una sorta di democratizzazione e l’ingresso dei ribelli, maoisi, nel governo. Nonostante la situazione sia notevolmente mutata permane una certa instabilità politica e un volatilità istituzionale.
Il paese rimane negativamente condizionato dall’instabilità interna e dalle difficili condizioni ambientali. L’agricoltura, praticata in microfondi nelle valli intermontane, ha carattere di sussistenza; oltre ai cereali si coltiva la canna da zucchero. L’allevamento (bovini e caprini) è l’attività economica più importante e diffusa. Le foreste occupano buona parte della superficie.
Le industrie sono concentrate a Kathmandu, Patan e Balaju: agroalimentari (birra e zucchero), tessile (tappeti), lavorazioni del tabacco e della carta; cementifici sono localizzati in particolare nelle regioni di Lumbinī e Nārāyaṇī.
È attiva una grande centrale elettrica sul fiume Kāli Gandaki.
Anche il turismo, che è un settore di enormi potenzialità date dalla ricchezza del paesaggio e dalla varietà idro-geologica, risente dell’incertezza e stenta a decollare in tutta la sua potenzialità floridità.

Il Nepal si trova al 145 (su 187) posto nel rapporto stilato dall’UNDP relativo all’indice umano di sviluppo, quindi nella fascia dei paesi cosiddetti poveri o, più precisamente, a basso Indice di Sviluppo Umano.
Ne sono controprova le diffuse sacche di povertà economica, diseguaglianza sociale, marginalità e ingiustizia.

 

Il Paese è stato colpito da un terremoto di magnitudo 7,8 (scala Richter) il 25 Aprile 2015 e da uno di magnitudo 7,3 (scala Richter) il 12 Maggio 2015. Entrambi seguiti da numerose scosse di varia entità, che continuano tuttora a destabilizzare la popolazione e le operazioni di soccorso.
Oltre 8,600 le vittime ed oltre 756,000 le famiglie sfollate. Le cifre sui danni della catastrofe sono aggiornate di giorno in giorno a seguito del lento accesso alle ultime remote località raggiungibili solo in elicottero.
Sono in via di identificazione i siti definitivi in cui raccogliere la popolazione in campi, per poi avviare nel tempo la costruzione di rifugi temporanei, semi-permanenti e permanenti.
Anche la presenza di svariate migliaia di metri cubi di detriti complica la rilocazione delle vittime.
Tra gli 8 milioni di vittime colpite, direttamente o indirettamente dai terremoti, 1,4 sono donne in età riproduttiva, tra cui 92,200 donne incinte.
Nei 14 distretti colpiti dei 351 servizi sanitari che, prima del terremoto, fornivano servizi per donne incinte, di assistenza alla gravidanza e al parto e di cura del nascituro, 112 sono completamente danneggiati e 144 parzialmente.
Dei 138 team medici stranieri giunti nel Paese per i soccorsi, 72 sono già ripartiti e ne restano sul campo 66, ponendo il rischio di penuria di personale medico.
15,000 bambini mostrano segni di grave malnutrizione e sono nutriti artificialmente, mentre la dieta di altri 70,000 deve essere integrata per evitare che la attuale leggera o media malnutrizione diventi grave. 200,000 tra bambini, donne incinte e madri che allattano, necessitano ancora di coperte e supporti alimentari terapeutici.

 

La Chiesa in Nepal
La Chiesa Cattolica del Nepal è costituita da un Vicariato che ha le seguenti caratteristiche:

  • 7 parrocchie
  • 35 chiese
  • 18 sacerdoti diocesani
  • 49 sacerdoti delle congregazioni
  • 32 scuole cattoliche dalla materna alle scuole superiori (la scuola più grande, St. Xavier, fondata e gestita dai gesuiti ha oltre 7.000 studenti)
  • 40 social service and development centers
  • 170 suore (circa)
  • In 18 diverse congregazioni
  • 21.000 beneficiari degli interventi sociali
  • Di cui 11.000 donne
  • 75 distretti nel paese e presenza cattolica in 60 di essi
  • 8,000 cattolici in una popolazione di 27 mln
  • Nessun ospedale fondato o gestito da religiosi
  • Mobile clinics
  • HIV/AIDS care centers

Il vescovo è, da meno di un anno, Monsignor Paul Simick, indiano di Darjeeling ma di origini nepalesi. Vicario Generale, Fr. Silat Bogati, è l’ex direttore della Caritas Nazionale, nepalese.
Direttore della Caritas è Fr. Pius Perumana, sacerdote diocesano indiano.

Bisogni prioritari
I maggiori bisogni evidenziati - dal punto di vista della popolazione - nell’immediato sono (0-3 mesi)

  • Cibo
  • Ripari di primissima necessità (shelters)
  • Acqua e servizi igienici (WASH)
  • Sanità, servizi sanitari di emergenza, prevenzione di epidemie
  • Protezione di minori e donne
  • Primo soccorso psicologico

Nel medio periodo (3-9 mesi)

  • Ripari temporanei (monsone in arrivo)
  • Cibo (fino al prossimo raccolto)
  • Sementi, agricoltura
  • Mezzi di sussistenza iniziali (cash for work, grants....)
  • Sanità, funzionalità delle strutture sanitarie, mobile clinics, salute materno infantile
  • Protezione minori, orfani
  • Psico-sociale
  • Basi del social empowerment


Sul medio lungo periodo (9- 18 mesi), proiezione stimata:

  • Alloggi permanenti
  • Lievlihood, mezzi di sussitenza: ripristino di quanto distrutto, attività alternative
  • Social empowerment
  • Psico-sociale, riduzione e prevenzione del rischio (DDR), rafforzamento delle comunità


I bisogni evidenziati dal punto di vista della Caritas locale sono:

Breve periodo:

  • Supporto nella risposta efficace all’emergenza;
  • Miglioramento delle competenze specifiche;
  • Supporto al coordinamento con tutte le Caritas di altri paesi giunte sul posto;
  • Rafforzamento delle capacità di coordinamento delle congregazioni religiose.

Medio periodo:

  • Supporto alla risposta efficace all’emergenza;
  • Consolidamento della struttura organizzattiva;
  • Attivazione di processi di sviluppo organizzativo;
  • Pianificazione di strategie per collegamento tra emergenza e sviluppo;
  • Rafforzamento di strategie per social empowerment
  • Potenziamento del corrdinamento con altre agenzie, della visibilità, dell’accountability finanziaria e sociale.
  • Rafforzamento del ruolo di collegamento e coordinamento.


Lungo periodo (oltre i 18 mesi):

  • Definizione della strategia e accompagnamento della struttura nella transizione da fine emergenza a sviluppo.
  • Consolidamento dello sviluppo organizzativo;

 

La risposta umanitaria

La risposta umanitaria in generale è stata molto ampia e moltissime organizzazioni asiatiche, nepalesi e occidentali (nel termine occidentale includiamo per estensione anche Australia e Nuova Zelanda) sono giunte immediatamente dopo il terremoto nel Paese.
Con esse in gran numero anche gli aiuti materaili che arrivano per via aerea e per via stradale dall”india.
Le Nazioni Unite, con le varie agenzie di competenza, coordinano gruppi tematici nei quali la maggior parte delle organizzazioni si coordina, condivide la informazioni, evita la ripetizione degli interventi e cerca di usare al meglio le risorse inviate.
A questi gruppi (cluster) partecipa anche Caritas Nepal insieme ad alcune Caritas del Network di CI, al momento sul campo.
Le organizzazioni internazionali sono di colorazione, estrazione, carisma e provenienza varissima con specialisti di ricostruzione, sanità, shelters, coordinamento e numerose sono anche le presenze di organizzazioni di ispirazione religiosa, cattolica, cristiana, musulmana, induista e buddista.
E proprio i monaci buddisti, che fino a questa emergenza non hanno occupato un posto prioritario nella società, ma anzi sono stati discriminati per il rischio di stigmatizzazione da parte della Cina (conflitto cinese per il Tibet), sono stati tra i primi a raggiungere i terremotati anche nei posti più isolati e a portare loro solidarietà anche materiale.

 

Molte anche le organizzazioni italiane già presenti in Nepal o, in numero decisamente maggiore, giunte proprio in seguito al terremoto.


Risposta della Chiesa locale e della Rete Caritas
La chiesa del Nepal ha risposto immediatamente ai bisogni delle vittime del terremoto e, ovviamente, essa stessa è stata colpita dal sisma. Alcuni sacerdoti e religiosi infatti riportano danni importanti alle strutture, le famiglie di operatori della caritas sono state colpite ed alcune di esse sono senza abitazione e ricevono l’assistenza delle agenzie umanitarie che operano nell’area.
Da subito Caritas Nepal si è attivata con la distribuzione di razioni di cibo, teloni di protezione come riparo e acqua. Subito dopo sono iniziati sia gli arrivi di materiale dall’estero sia gli assessment e le valutazioni nei distretti più colpiti.
Numerose le presenze di Caritas straniere nel Paese. Tra esse: Caritas India, CRS (l’organizzazione caritativa per l’aiuto internazionale della Conferenza Episcopale Statunitense) che con la sua lunga esperienza nell’emergenza ha raggiunto sia autonomamente sia in coordinamento con Caritas Nepal le zone più remote, Caritas Germania, Trocaire (l’organizzazione caritativa per l’aiuto all’estero della Chiesa irlandese), Caritas Australia, Caritas Austria, Caritas Svizzera.
Le azioni del network caritas, dopo l’iniziale organizzazione, sono coordinate dall’Appello di Emergenza di Caritas Nepal (EA 08/2015) che prevede l’assistenza a 20,000 famiglie nei primi due mesi in termini di cibo, shelter, sanitation, salute.
Altri interventi Caritas sono al di fuori dell’Appello di Emergenza con il risultato da un lato di raggiungere un numero maggiore di beneficiari, ma dall’altro di appesantire la gestione dell’emergenza.

 

Caritas Nepal di per sé coordina e gestisce la presenza delle Caritas del Network che, con le loro competenze, supportano a loro volta la Caritas locale stessa nella gestione di questa complessa emergenza umanitaria.

 

Il vescovo ha quasi subito creato un tavolo di coordinamento per le congregazioni religiose del Paese con il fine di raccogliere le informazioni, evitare sovrapposizioni, usare al meglio le risorse, i carisma e le competenze delle diverse realtà religiose.
Caritas Nepal, in questo coordinamento dei religiosi, ha il difficile compito di facilitare e catalizzare gli interventi.

 

Moltissime le congregazioni religiose, particolarmente dall’India, non presenti in Nepal precedentemente al terremoto ma ora entrate nel Paese per portare aiuti e, nelle intenzioni, restare per lungo tempo.

 

Prospettive
In tutta la complessità del contesto sopra descritto, sia nella situazione strutturale del Paese antecedente al sisma, sia nella variazione enorme dovuta proprio all’emergenza terremoto, è necessario prevedere strategie complesse e di ampio respiro. Esse se nella prima fase saranno maggiormente concentrate alla risposta umanitaria dovranno certamente sin da subito tenere in considerazione gli effetti devastanti che la risposta umanitaria stessa potrebbe avere e avrà, in termini di dipendenza, distorsione artificiale dei prezzi, impatto politico, culturale e sociale.

 

Le prospettive che si possono prefigurare in questo momento, sempre tenendo conto della volatilità di molti fattori e del possibile cambiamento della situazione nel caso si verificassero alcuni fattori di rischio con forte carica attrativa (nuovo sisma, chiusura del governo nepalese verso le ONG, instabilità sociale elevata, ecc ecc) sono:

  1. Risposta immediata all’emergenza sul breve periodo
  2. Risposta all’emergenza sul medio lungo periodo: alloggi pemanenti, strutture comunitarie, ricostruzione scuole e ospedali, sviluppo comunitario, supporto alle attività economiche ecc
  3. Supporto alla caritas Nepal con accompagnamento o tecnico o generale
  4. Accompagnamento ad alcune congregazioni religiose, vicariato
  5. Presenza Caritas Italiana di medio lungo periodo.

Beppe Pedron

Caritas Italiana
Regional Coordinator – Asia

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