Martedì 1agosto, con quasi un giorno di ritardo, finalmente sono atterrati a Roma Fiumicino. Dopo mesi di attesa, di pratiche, di notizie contraddittorie, il corridoio umanitario di luglio, predisposto da Caritas italiana in collaborazione con l’ambasciata del nostro Paese a Islamabad, si è concretizzato in un incontro festoso, fatto di sorrisi e di abbracci, lontano dalla paura e dall’ansia, per ventidue afghani che hanno chiesto protezione internazionale in Italia. Fino ad alcuni giorni prima se ne attendevano centodieci, ma le recenti rigidità delle autorità pakistane riguardo ai visti di espatrio dal Paese hanno bloccato in Pakistan la maggior parte delle persone, in attesa di farle arrivare con il prossimo corridoio umanitario. Questo significa per loro restare in Pakistan per tutto il tempo necessario alla conclusione delle pratiche, con costi di permanenza facilmente immaginabili e per di più moltiplicati dalla corruzione.

Corridoio umanitario 01 08 2023

Nel gruppo c’erano anche due persone destinate a Belluno. Attendevamo una famiglia di nove, ma alla fine non si è riusciti a superare l’ostacolo dei visti di espatrio e così il numero si è assottigliato, in attesa del prossimo corridoio. L’iniziativa dei corridoi umanitari, miranti a portar fuori da Paesi con standard di tutela dei diritti molto carenti persone esposte a rischi di discriminazione o persecuzione, è stata presa dalla CEI in collaborazione con le autorità di governo. Caritas italiana gestisce, come la Comunità di Sant’Egidio e le chiese evangeliche, l’organizzazione dei voli e cura il primo inserimento degli ospiti nel nostro territorio.  I corridoi intendono favorire l’ingresso legale nel nostro Paese di persone che, altrimenti, finirebbero nelle maglie dei trafficanti C’è un angolo del terminal 3 Partenze di Fiumicino, dove è predisposta la prima accoglienza dei profughi per l’espletamento delle pratiche di ingresso, poi viene data l’autorizzazione ad uscire dall’aeroporto e i richiedenti asilo vengono consegnati ai rappresentanti delle diverse Caritas alle quali sono destinati.

 

I corridoi umanitari sono un tipo di accoglienza solidale, che impegna una Caritas ad accompagnare le persone per circa un anno, un anno e mezzo, verso l’integrazione e l’inclusione sociale. La famiglia che verrà accolta a Belluno ha sofferto molto per la violenza e l’intolleranza dei talebani: il padre di Hamed, il giovane che viveva fino a due mesi fa nel territorio bellunese e che da poco si è trasferito in Belgio dove risiedono alcuni familiari, è stato ucciso davanti alla porta di casa, mentre lo stesso Hamed è stato ferito. Il nucleo non può sentirsi sicuro nel proprio stesso Paese, anche perché appartiene al gruppo etnico degli Hazari, particolarmente inviso a Talebani ed Isis. Soprattutto per le ragazze e le donne il futuro non ha prospettive in Afghanistan: divieti di studiare, di lavorare, di vestirsi liberamente sono aspetti che hanno fatto ripiombare il Paese nell’intolleranza e nell’oscurantismo. L’Afghanistan occupa il 180° posto al mondo per l’indice di sviluppo umano e aveva appena cominciato a sperimentare un modello di società più aperta. Chiunque abbia collaborato con il governo precedente rischia la vita, così come chi sostiene i diritti di libertà, in particolare il diritto per le donne di muoversi liberamente, di studiare e di lavorare.

Corridoio umanitario 01 08 2023

Gli ospiti afghani accolti a Belluno seguono i loro sogni: Maysam, il fratello minore di Hamed, che praticava il pugilato nelle palestre di Islamabad, aspira ad un futuro sportivo, Kamila, la cognata di Hamed, desidera ricongiungersi con il marito che vive attualmente nel Regno Unito. Il pensiero va alle condizioni di vita che lasciano nel proprio Paese, dove oggi donne coraggiose scendono in piazza per protesta e vengono poi individuate e fatte sparire nei giorni successivi. Se avremo la possibilità, come sembra, di accogliere prossimamente i familiari mancanti all’arrivo a Fiumicino, metteremo in campo le risorse del territorio per l’apprendimento della lingua, la scolarizzazione dei minori, l’inserimento lavorativo, l’assistenza sanitaria. Il progetto prevede una collaborazione tra Caritas diocesana e CeIS, Centro Italiano di Solidarietà di Belluno. Purtroppo l’Afghanistan è oggi un Paese in cui la libertà è fortemente ristretta. Qui, a Belluno, possiamo offrire una speranza di futuro ai bambini, in particolare alle bambine, e restituire un sorriso ai loro genitori.       

 

Francesco D’Alfonso

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