Sabato 21 maggio si è svolta al Centro Papa Luciani la Giornata di formazione diocesana per operatori e volontari impegnati nelle attività caritative organizzata dalla Caritas diocesana. Si è trattato di un nuovo inizio, dopo più di due anni di pandemia e di sostanziale interruzione degli incontri in presenza. L’obiettivo, come ha spiegato nella introduzione ai lavori il diacono Francesco D’Alfonso, direttore della Caritas diocesana, è l’avvio di un percorso formativo che prevede due momenti significativi nel corso dell’anno, uno in primavera e l’altro in autunno, attorno a tematiche di particolare rilevanza. Il percorso, chiamato “Caritas in progress” per indicare che non si tratta tanto di iniziative isolate, ma di un processo formativo aperto per un cammino da fare insieme, ha messo al centro della sua prima tappa le tre vie proposte da Papa Francesco a tutte le Caritas operanti in Italia in occasione della celebrazione del 50mo di Caritas italiana nel giugno del 2021: la via degli ultimi, la via del Vangelo e la via della creatività.

Dopo il saluto del Vescovo Renato Marangoni, che non ha potuto fermarsi ai lavori per un impegno concomitante, è intervenuto l’Arcivescovo di Gorizia Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas italiana, il quale ha sottolineato come il contesto nel quale siamo immersi, quello del Covid e della guerra, pone sfide importanti per i cristiani e per quanti operano nelle Caritas, invitando ad una profonda consapevolezza riguardo alle scelte e all’impegno che sono richiesti a ciascuno. Se la Chiesa nasce dall’annuncio di una esperienza, che diventa cammino, la carità è la comunione che diventa missione, ed è finalizzata al regno di Dio, al Signore, di cui i poveri sono riferimento, anche quando non entrano nella Chiesa visibile. Per questo l’impegno prioritario è dare valore alle persone, restituendo a ciascuno la dignità che la condizione di grave disagio ha tolto. Non si deve confondere, infatti, la povertà evangelica, intesa come essenzialità e semplicità della vita, con la miseria e la marginalità.

Ecco allora le vie dell’impegno indicate dal Papa: 1) La via degli ultimi. Non si deve prestare attenzione solo alla povertà materiale, ma a tutte le situazioni di disagio in cui versano coloro che il mondo considera ultimi, “scarti”, e che pure, ricorda Gesù, precederanno molti nel regno dei cieli. Sono gli ultimi, ma anche i “piccoli” nel senso evangelico, coloro cioè, che sull’esempio di Gesù e di sua Madre, ripongono fiducia in Dio, come i bambini. L’attenzione agli ultimi esige di cercare coloro a cui nessuno pensa e di cui nessuno si occupa, senza attendere che ci vengano incontro. Le fragilità oggi sono spesso quelle delle dipendenze. Deve essere allora anche una attenzione “organizzata”, perché la carità deve essere fatta bene, ma al tempo stesso “flessibile”, per rispondere ai bisogni più attuali. Qui si pone la questione delle opere segno: non fare le cose che sembrano più facili, ma fare quello che altri non fanno e, una volta avviata un’opera, fare in modo che cammini da sola. 2) La via del Vangelo. E’ la “mappa” della felicità, quella delle beatitudini, perché il Signore ci vuole nella gioia. Occorre partire dalla Parola, ascoltarla, viverla, assumerla come criterio di discernimento, per avere in noi gli stessi sentimenti del Signore. Allora il Vangelo porta alla profezia, anche rispetto ai temi così attuali della pace e della giustizia. 3) La via della creatività. Per non cadere nella abitudine, bisogna usare i doni di Dio, non essere ripetitivi, guardare ai nuovi bisogni e fidarsi dello Spirito, che è poeta! La carità infatti va insieme alla bellezza: bellezza, creatività, carità hanno in comune la gratuità e questo lo comprendono bene i giovani. Occorre dare loro spazio, perché rinnovino con la creatività la testimonianza della carità nelle nostre comunità. 

Tre Vie

E’ seguita una tavole rotonda nella quale, stimolati dalla moderatrice Luisa Venturin di Telebelluno, tre animatori della Caritas diocesana, Andrea Genuin, Giuliana Morenzetti ed Angelo Da Frè, si sono confrontati con il Presidente di Caritas italiana testimoniando come le tre vie indicate dal Papa siano percorse in concreto nelle nostre comunità e come richiedano impegno ed esperienze nuovi.

Nel pomeriggio i partecipanti sono stati suddivisi in gruppi laboratorio per confrontarsi sulle tre vie. In fase di restituzione sono emerse alcune sottolineature: a proposito della via degli ultimi è stata rilevata una povertà nuova e in crescita, quella della solitudine. Per la seconda via, quella del Vangelo, è stato osservato che nelle comunità è spesso nell’ambito caritativo che si può vivere più facilmente il Vangelo e la Caritas diviene punto di riferimento che favorisce la nascita di reti. Al centro deve essere la valorizzazione della persona e la creazione di relazioni umane, capaci di infondere speranza. Per la terza via, quella della creatività, è stato sottolineato il ruolo dei volontari nel cercare punti di incontro tra i bisogni delle persone e le istituzioni. Caritas in progress per ora si ferma, ma getta la palla oltre l’estate.

Francesco D’Alfonso

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