La Chiesa celebra domenica 14 novembre la V Giornata Mondiale dei Poveri. Si è tornati a parlare molto di povertà in Italia nel tempo della pandemia, perché la povertà, lungi dall’essere stata sconfitta, mostra nuove facce e numeri più pesanti.

 

I dati statistici dicono che nel nostro Paese la povertà è cresciuta nel 2020 e la tendenza non si è invertita nel 2021. La pandemia ha accentuato la povertà assoluta: più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7% ) vivono in stato di indigenza, secondo i dati Istat: praticamente un italiano su dieci. Caritas italiana ha pubblicato nel mese di ottobre il IV Rapporto sulla povertà in Italia, nel quale segnala che tra coloro che sono stati sostenuti dai servizi Caritas, oltre 1,9 milioni di persone, il 44% sono nuovi poveri, persone cioè che non si erano mai avvicinate agli sportelli dei centri di ascolto o che non erano mai stati intercettati dai servizi Caritas. Accanto al numero di nuovi poveri si registra anche un aumento dei poveri cronici, di quelli cioè che da alcuni anni sono sostenuti dai servizi Caritas e che non sono usciti dallo stato di indigenza.

 

Dunque la povertà è una realtà quanto mai attuale e il Papa, che ha posto come tema della Giornata Mondiale dei Poveri di quest’anno proprio la frase di Gesù “i poveri li avrete sempre con voi”, invita a convertirsi al Vangelo e indica le vie di un nuovo atteggiamento di fronte alla povertà, di cui è simbolo il gesto della donna che versa dell’unguento sul capo di Gesù: è un atto che esprime sensibilità e concretezza. Il Maestro, nel lodare il gesto che egli interpreta come unzione anticipata del suo corpo in vista della sepoltura, si presenta come povero tra i poveri perché, dice Papa Francesco, li rappresenta tutti ed è anche in loro nome che egli accetta il gesto di quella donna. In effetti Gesù non sta solo dalla parte dei poveri, ma “condivide con loro la stessa sorte”. E’ necessario condividere la loro sofferenza e il loro disagio “perché venga loro restituita la dignità perduta e assicurata l’inclusione sociale necessaria”.

 

Dunque, non semplice beneficenza, ma condivisione: se la prima infatti rischia di umiliare, la seconda “rafforza la solidarietà e pone le premesse necessarie per raggiungere la giustizia”. Convertirsi al Vangelo spinge a manifestare una particolare attenzione nei confronti dei poveri e permette di riconoscere “le molteplici, troppe forme di disordine morale e sociale che generano sempre nuove forme di povertà”. La povertà infatti non è frutto del caso, né può essere letta come una responsabilità dei poveri, ma nasce come conseguenza dell’egoismo e delle “strutture di peccato”, come San Giovanni Paolo II definiva le storture del sistema economico, che pone al centro gli interessi di pochi privilegiati, piuttosto che il bene comune. Allora, come dare risposta concreta, si chiede il Papa, ai milioni di poveri, “che spesso trovano come riscontro solo l’indifferenza quando non il fastidio?”

 

Papa Francesco propone un differente approccio alla povertà, che esige da parte dei Governi e delle istituzioni mondiali un “lungimirante modello sociale” per affrontare le povertà dei prossimi decenni mediante una progettualità creativa. “Servire con efficacia i poveri provoca all’azione e permette di trovare le forme più adeguate per risollevare e promuovere questa parte di umanità troppe volte anonima e afona, ma con impresso in sé il volto del Salvatore che chiede aiuto”. Due citazioni offerte dal Papa bene esprimono l’atteggiamento richiesto nei confronti dei poveri. La prima è di San Giovanni Crisostomo, il quale afferma che dinanzi al povero non si deve chiedere conto della condotta, ma solamente migliorare la condizione di povertà e appagare il bisogno: “Il povero ha una sola difesa: la sua povertà e la condizione di bisogno in cui si trova”. La seconda è di don Primo Mazzolari: “Vorrei pregarvi di non chiedermi se ci sono dei poveri, chi sono e quanti sono [ … ] Io non li ho mai contati i poveri, perché non si possono contare: i poveri si abbracciano, non si contano (“Adesso” n. 7 – 15 aprile 1949).

 

La Giornata Mondiale dei Poveri può essere un prezioso punto di partenza per promuovere nelle nostre comunità la corresponsabilità nella attenzione ai poveri: se sappiamo riconoscere le nostre povertà, entreremo più facilmente in contatto con loro nella solidarietà. Da questa Giornata prenderà spunto un momento formativo per i volontari delle realtà caritative, che si terrà in primavera, ma ad essa può ispirarsi anche il percorso di Avvento, che proporrà nella terza domenica, il 12 dicembre, una occasione di riflessione e di impegno per promuovere la testimonianza di una carità operosa nelle nostre comunità.

Francesco D’Alfonso

 

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